giovedì 28 marzo 2019

Citazione #1 - Il ruolo della peste manzoniana nell'opposizione segno-nome


Qualcuno vede per la prima volta un bubbone. Qui il significante dovrebbe richiamare, per forza di assodata tradizione sintomatologica, il suo significato proprio. Ma del bubbone, visto da pochi, i molti ne odono solo parlare. Gli editti fanno confusione verbale. Le notizie arrivano in modo insufficiente.
Inizia qui un processo che un epistemologo attribuirebbe all'intrinseca debolezza di ogni metodo induttivo (quanti casi sono necessari a giustificare la formulazione di una legge?), ma che di fatto mette in gioco un'insicurezza retorica, una perplessità su quanto una parte debba essere consistente onde rappresentare per sineddoche il tutto, o evidente un effetto per esser buona metonimia della sua causa. In ogni caso, di fronte all'incertezza circa i sintomi, i medici hanno pronto un buon artificio verbale. Attribuiscono ai sintomi imprecisi "nomi di malattie comuni, per qualificare ogni caso di peste che fossero chiamati a curare, con un qualunque sintomo, con qualunque segno fosse comparso". L'opposizione tra sintomi-segni e nomi è evidente. Il significato visivo e naturale viene occultato da un significante verbale che ne impedisce il riconoscimento.
Ci sono uomini che tuttavia sanno " veder" venire avanti il flagello. E sono marchiati col "nome" di nemici della patria.
Scatta a questo punto una sorta di nuova figura retorica, che articola l'universo della semiosi naturale. La morte di persone note (per antonomasia) diventa più convincente delle morti già sapute. In qualche modo ciò che era stato "detto" ora viene obbligatoriamente "visto", se non altro sotto la forma di un'assenza vistosa.
" Nell'ora del maggior concorso in mezzo alle carrozze, alla gente a cavallo, e a piedi, i cavalieri di quella famiglia furono, d'ordine della Sanità, condotti al cimitero suddetto, su un carro, ignudi, affinché la folla potesse vedere in essi il marchio manifesto della pestilenza. La peste fu più creduta".

                 da "Il linguaggio mendace in Manzoni" in Umberto Eco, Tra menzogna e ironia, 2016 RCS MediaGroup S.p.A., Milano, pp.47-8.