Distrattamente ragionando su...
Questo è il primo video di un'ipotetica ed ancora da sviluppare in realtà, rubrica dove appago la mia coscienza civica frustrata, assecondando una vecchia passione giovanile come è stato l'interesse verso la dialettica politica. Il video è uno spunto di riflessione o di commento tratto da interventi pubblici, discorsi o dichiarazioni da nuovi, vecchi o addirittura "antichi" leader politici. E' un modo del tutto personalissimo per interagire con un sistema di opinioni o di idee senza costringermi ad un'attivismo in senso stretto. Insomma, una specie di "salotto" politico che forse fa il verso ad iniziative simili ben più titolate, ma che ha la sola utilità di dare contezza della mia opinione e valutazione su singole tesi politiche o su un qualsivoglia concetto o tema affine.
Alcuni evergreen della sinistra italiana
Lo spunto e l'oggetto di riflessione e meditazione, un pò da "scuola politica", sono alcuni minuti di un discorso tenuto dal segretario del Partito Comunista Palmiro Togliatti nel 1960 durante la prima edizione e puntata della Tribuna politica, un programma giornalistico ideato dalla RAI dove si concedeva ai politici italiani uno spazio di propaganda e di presentazione e confronto dei temi politici sia della campagna elettorale sia più in generale della politica: lascio il link da dove è tratto.
Il discorso viene tenuto dal leader comunista in occasione delle politiche del novembre del 1960 e per quanto mi riguarda è un buon esempio dei "ritornelli" tipici dell'oratoria della sinistra italiana; in questi minuti di conferenza il segretario del Partito Comunista introduce alcuni dei temi tipici della strategia della sinistra in Italia, temi che nel corso delle vicende politiche ed intellettuali di questo Paese torneranno con una certa frequenza e costantemente non abbandonando l'immaginario politico degli elettori di sinistra. I temi qui individuati sono:
1.
anzitutto, l'importanza della partecipazione del Partito Comunista al sistema comunicativo collettivo: è un fatto per nulla irrilevante, perché segna la legittimità politica o la "cittadinanza civica e politica" del proprio partito dentro l'apparato repubblicano. Se pensiamo al clima di sospetto che grava sul P.C. nel dopoguerra, è ovviamente un fatto di grande importanza;
2.
l'inscrizione del Partito Comunista dentro l'asse parlamentare della Repubblica Italiana: la riconversione dell'azione rivoluzionaria in opposizione politica-riformistica, che configura di fatto la "via social-democratica" del P.C., è un aspetto molto caro alla dirigenza politica dell'epoca, perché mira ad attestare una patente istituzionale all'azione del partito e soprattutto mira ad allontanare dalle proprie intenzioni ogni sospetto di colpi di stato;
3.
la vocazione e rappresentanza dell'opposizione in Italia espressa dal P.C.: questo è uno dei ritornelli più ricorrenti nella dialettica della sinistra italiana, un pò perché i risultati elettorali ne danno contezza, un pò perché sembra definire una natura insita nell'elettore di sinistra;
4.
la difesa delle istituzioni democratico-repubblicane e con esse la tradizione resistenziale da cui derivano: questo è un altro tema costante nel paesaggio culturale e dottrinario della sinistra italiana e che determinerà anche uno dei motivi più qualificanti ed identitari dell'essere di sinistra, addirittura più dell'approccio internazionalistico, distinto dall'attitudine globalista. La Carta Costituzionale diventa il prodotto più chiaro dell'autenticità dell'azione politica del P.C., sia perché vi è la partecipazione del partito alla sua scrittura, sia perché il dettato costituzionale sembra risolvere la stessa Repubblica Italiana con una coloritura "socialistica" che il P.C. ha contribuito a conferire;
5.
il tema del lavoro e la stretta correlazione ottocentesca del lavoro con la dignità individuale del cittadino: questo è uno dei mantra assoluti nella definizione di un programma politico, di cui però non si avvede l'assoluta retriva natura conservatrice, perché è in virtù di quest'assioma che la politica economica della sinistra italiana si orienterà sempre e comunque in direzione di un dirigismo economico e statalista, con l'intervento pubblico dello Stato nelle varie dinamiche economiche della nazione. Qualcosa che non ha a che fare con la così detta "economia mista". Considerazione sulla scelta del modello economico di Keneys.
6.
la definizione del Partito della Democrazia Cristiana come partito di regime ed autoritario: la vicenda relativa al processo di Milano degli anni Novanta, noto come "Mani pulite", è in una certa misura la prova processuale della validità del modello togliattiano di costruire il proprio nemico esterno ed il proprio avversario, tuttavia se qui le critiche togliattiane hanno una funzione dialettica, la vicenda processuale di Mani pulite fisserà indelebilmente quest'immagine e definirà il suindicato regime di corruttele e di malaffare incarnato dal partito della Democrazia Cristiana, anche se poi le condanne effettive saranno poche e non relative ad esponenti di alto profilo;
7.
infine, la titolarità dell'esistenza del P.C. nell'ambito delle strutture della Repubblica Italiana in quanto il partito è la "via" più giusta ed autentica dentro ed in direzione di una socialdemocrazia: qui, viene suggerita una posizione che diventerà strategia politica vera e propria con la segreteria di Enrico Berlinguer, il che mi sembra evidente.
Ora, alcuni di questi temi sono caduti in disuso, come a.e. l'uscita dalla clandestinità, tanto che Togliatti sottolinea con enorme soddisfazione la sua partecipazione ad un programma radiotelevisivo, da cui il P.C. era escluso da cinque anni: la RAI inizierà la proprie trasmissioni solo nel 1955 e prima di allora, i proclami e le dichiarazioni ufficiali avvenivano tramite comunicati radio e non televisivi. Tutti gli altri rimarranno degli autentici "evergreen" nell'oratoria della sinistra italiana, con una cadenza ossessivamente stagionale e così pervicace tanto da ritrovarceli ancora adesso in molte dichiarazioni pubbliche dei politici attuali e con una trasversalità oggettivamente imbarazzante.
Scegliere anche uno solo di questi temi significa riaprire un vecchio libro di storia, con i suoi paradigmi interpretativi più o meno superati, con le sue immagini leggermente appannate, tuttavia questo libro è solo impolverato, ma non inattuale. E' sorprendente come nonostante l'evidente distanza temporale, sottolineata in fondo dal programma in bianconero, il tempo sembra essersi fermato, anzi no, sembra dilatato oggigiorno, proprio per quella scelta di temi proposta da Togliatti e che sembrano aver superato i limiti temporali del contesto storico ed il dibattito politico che li hanno prodotti. Qualcuno penserà che sia una forma di nostalgia, io in realtà penso che sia una forma di scavo palingenetico di una tipologia di elettore, in specifico l'elettore italiano di sinistra.
E' chiaramente indubbio che molti elettori di sinistra abbiano il piacere ed il gusto di ascoltare questi ritornelli e non solo perché drammaticamente attuali o compatibili con la vigente situazione economico-sociale odierna, ma perché vige l'illusione nell'uomo di sinistra di essere un progressista, un innovatore, un uomo del futuro votato verso la novità, qualcuno forse l'ha notato la sottile operazione dialettica effettuata da Togliatti di rappresentare il proprio partito non come una forza conservatrice, ma come una forza di opposizione democratico-repubblicana orientata unicamente a contrastare la reazione espressa dal sistema formulato dal Partito della Democrazia Cristiana, partito di governo certo, ma partito dell'oppressione, di un regime in cui le libertà costituzionali, fondamentali nella caratterizzazione delle strutture repubblicane, sono messe sistematicamente a rischio e disattese, tra queste - decisivo per un partito operaista come il P.C. - il diritto del lavoro. Si può discutere quanto si vuole sull'insensibilità togliattiana e dei comunisti in generale, di non assegnare e delegare unicamente al legame lavoro-benessere, produzione-dignità e altre forme aberranti che hanno trovato la crudele ironia nazista, il fondamento materiale e morale dell'essere cittadino, tuttavia le dichiarazioni togliattiane descrivono un'impostazione dottrinaria, temi politici e prospettive di soluzioni che non abbandoneranno tanto facilmente la dialettica politica italiana, a diversi livelli, compresi quelli istituzionali.
Una linea di continuità che tradisce la vera natura progressista del P.C. e che descrive la retriva cifra conservatrice sia della sinistra italiana (in genere), sia dello stesso dibattito politico italiano. Ora, credo di ripetermi, ma la difesa della Carta Costituzionale, che non è il Vangelo per fortuna, che ha ragioni storicamente determinate nel discorso togliattiano è un vero e proprio evergreen, così pervasivo che recentemente ha avuto una sua riproposizione nel dibattito politico italiano e ha conosciuto una trasversalità sospetta e chiarificatrice dell'eccessiva compromissorietà partitica delle forze politiche coinvolte: in tempi recenti il Partito Democratico, stoltamente definito il PdR, cioè il Partito di Renzi (dal nome del segretario dell'epoca!), ha incarnato in occasione del referendum una spinta anticonservatrice, ma la sovranità popolare cavalcata da un fronte trasversale (FI, FdI, Lega Nord, M5S, Liberi e Uguali e varie altre forze minori) ha chiaramente votato per la conservazione, cioè il mantenimento della Costituzione così com'è. Certo, ciò che ai tempi di Togliatti appariva la conservazione, oggi è invece il "progresso" e viceversa, ma può applicarsi al discorso togliattiano lo stesso criterio demistificatore utilizzato dal segretario comunista, cioè che ciò che lui indicava come reazione in realtà, fosse la via più semplice e più normale per l'affermazione di alcune libertà democratiche riconosciute proprio dal mandato costituzionale e che in alternativa, la sua politica di opposizione fosse un'azione inibitrice di possibili sviluppi: se non modifichi a.e., l'idea che il benessere di una nazione sia solo il P.I.L., cioè la ricchezza prodotta, mi pare del tutto evidente che qualsiasi proposito di innovazione o di progressismo si inscriva a parti rovesciate sulla stessa logica del potere costituito, in pratica P.C. e Democrazia Cristiana a parti rovesciate sono entrambe ascrivibili a forze di conservazione ed è solo un gioco di ruolo indicare l'una partito dell'oppressione e l'altro partito della libertà.