La dimensione erotica dell'essere ha costituito un momento importante, addirittura decisiva, nella riflessione filosofica. Essa ha rappresentato in molti la rappresentazione di una forza cosmica con la quale l'uomo arcaico si spiegava gli accadimenti naturali o la molteplicazione degli esseri viventi.
Nel corso dei millenni ha avuto diversi significati, dall'essere semplicemente la personificazione di una divinità originaria da cui derivano gli esseri viventi (cfr. Esiodo) alla definizione causale del movimento in Platone, quest'ultimo appunto considerato dal filosofo ateniese come un effetto di un'attrazione erotica tra gli esseri viventi. La prima formulazione razionale di una filosofia fondata sul desiderio, prima cioè che comparissero alcuni trattati teologici medievali in cui la vita del cosmo è intrinsecamente avvinta da un nostalgico desiderio verso il Creatore. A partire dall'epoca medievale infatti, l'antico significato di eros affievolisce la sua natura sensualistica e diviene un'astratta "contemplazione" amorosa su cui può definirsi una struttura provvidenzialistica retta dalla Misericordia: eros assume il significato di agape, la natura di un amore basato non sulla pacificazione dei sensi, ma nell'esaltazione entusiastica (simile nella dinamica al fanatismo) accesa dalla fede religiosa. Una prospettiva che dominerà la cultura europea per tutto il Medioevo e che ritroviamo nella poesia stilnovistica, nella descrizione del Paradiso in Dante Alighieri (cfr. Divina Commedia) o nella celebrazione petrarchesca, quest'ultima tra l'altro in forma autonoma dal contesto religioso ed incentrata sui temi della bellezza e della sensualità profana.
Il ritorno al paganesimo dell'epoca umanistico-rinascimentale si combina ambiguamente con il sentimento religioso, a causa del neoplatonismo imposto dall'ambiente fiorentino attraverso le visioni di Giordano Bruno e di Tommaso Campanella. L'amore torna ad avere una natura panteistica, ma che convive con un paesaggio concettuale informato interamente dalla scelta culturale della trascendenza di forze ed entità assunte in modo personale. Dell'antica visione arcaica rimane solo la suggestiva natura cosmica dell'amore, una forza che ha il potere di pervadere totalmente la natura agendo secondo una forma di razionalità "magica": una presenza che si esprime enigmaticamente. Ciò influenza la prospettiva fisica che vede la partecipazione dell'amore nella costituzione delle forze della natura. Quest'ultime s'identificheranno con il principio creatore, in ragione di una condivisione ineffabile di un'intima affinità.
Dobbiamo attendere tuttavia, l'epoca moderna per assistere ad una reazione a questa concezione. Non c'è più il generico e letterario ritorno al paganesimo del Quattrocento e Cinquecento, ma un più deciso ritorno in senso “conservatore” e tradizionalista all'aristotelismo, che paradossalmente crea i presupposti per una visione più progredita dell'amore. Si ritorna infatti, all'idea edonistica ed utilitaristica aristotelica in base alla quale lo amore è una pura ricerca del piacere, fondata sul razionalismo di una criteriologia etica utilitaristica. Solo negli ambienti ebraici ed in quelli più liberali questo razionalismo utilitaristico si evolve in una metafisica vera e propria dell'amore, in cui l'eros descrive il punto di congiunzione tra le due dimensioni opposte dell'esistenza, il finito e l'infinito. Spinoza in tal senso, riformula la tematica erotica nell'ambito di un recupero dell'etica stoica, in cui la ricerca etica è incentrata sulla virtù intesa come una razionalistica liberazione dalle passioni. Un intellettualismo etico quello spinoziano – che ritroveremo in parte nell'etica kantiana - che mira a definire i principi universali ed unitari sia della condotta individuale sia di quella sociale. Il bene comune diventerà lo scopo dell'azione etica. Tuttavia, non sfuggirà alla formulazione spinoziana il carattere seduttivo della morte.
Finora, il legame tra la dimensione erotica e la morte non era stato esplicitamente teorizzato. La fuga della etica spinoziana verso un sistema intellettualistico era motivata dall'evitare le disastrose chimere a cui l'uomo poteva giungere seguendo una passionalità eccessiva e sfrenata. Il godimento erotico inizierà a manifestare la cifra pericolosa della fatalità mortale. Un tema che la poesia illuministica rivelerà chiaramente in Giacomo Leopardi, ma soprattutto nella cultura letteraria tedesca sia in epoca romantica che in seguito, almeno fino alla opera di Thomas Mann. L'attrazione fatale della morte che scaturisce dall'amore è il controaltare all'idealistica rappresentazione della vitalità spontanea, ma ingenua della vita. La morte svela l'intima natura dell'esistenza più vicina alla dimensione della volontà, anziché della ragione. Sarà la filosofia di Arthur Schopenhauer che trarrà da questo complessivo ribaltamento dell'intellettualismo etico tutte le conseguenze drammatiche di un irriducibile ed inconsolabile pessimismo. La spiegazione schopenhaueriana definirà con Volontà non più una funzione ed espressione dell'Io soggettivo, ma la dimensione incommensurabile di un'azione che accomuna tutti gli esseri viventi nel loro vivere naturale: la tensione erotica assume il carattere di una lotta biologica tra le specie, l'atto di affermazione del proprio patrimonio genetico, il momento esclusivo con cui si garantisce la sopravvivenza della propria genia.
Quest'abbandono della prospettiva spiritualistica sancirà il momento di svolta in senso biologico dell'eros e di tutto ciò che è correlato alla dimensione erotica, compreso l'immaginario erotico. A riguardo, la filosofia di Schopenhauer rappresenta il punto di congiunzione tra la dimensione mefistotelica della cultura romantica e la nuova formulazione del rapporto eros-Thanatos in chiave nevrotica da parte della psicanalisi freudiana. Una correlazione che restituisce alla dimensione erotica dell'essere nuovamente una centralità nell riflessione dello essere umano, soprattutto dopo la svolta sociologica ed antropologica della filosofia novecentesca, ma che ha creato anche i presupposti teorici di un materialismo metafisico (cfr. Georges Bataille) su cui si è appoggiato il pessimismo inquieto del nichilismo contemporaneo, che ha sfruttato la costruzione narrativa freudiana non per descrivere ed eventualmente risolvere le paranoie collegate alla sessualità, ma ne ha fatto uno strumento di lotta ideologica alla dominazione “borghese” da parte del potere delle fantasie erotiche pubbliche o private di un cittadino o di una nazione.
In tal senso, la chiave biologica di una certa rappresentazione dell'eros contemporaneo (cfr. Pornografia) ha tutte le caratteristiche di quel contrasto ideologico e culturale suscitato dalla liberazione dei costumi e dei rapporti tra i generi che l'erotismo tradizionale non può più esibire. Tuttavia, questa carica demistificatrice insito nella dimensione erotica appare fondamentale ed emancipatrice, soprattutto dopo il Post-modernismo e la fine della tradizionale narrazione storicistica. Il ritorno ad un lessico organicistico della sessualità auspicato da alcuni come una nuova forma di materialismo con funzionalità critiche, appare limitante e con una capacità d'azione goffa ed appesantita, perché crede di ricostruire una «grammatica» erotica muovendo dai fondamenti biologici della sessualità, dimenticando che ad oggi questa autorappresentazione della propria sessualità viene realizzata dall'individuo a partire da un'ontologia che si definisce se stessa ed i propri contenuti, compresi i “bisogni” erotici individuali (cfr. Le forme trasgressive di sessualità: masochismo, sadismo, bondage et similia), proprio sulla modalità narrativa di formazione dell'immaginario medesimo. Una dimensione narrativa che lo attuale realtà della pornografia mondiale ha ampiamente assimilato, più e meglio del cinema erotico, pur se in una gestione mercificata dell'eros: se non c'è un'intenzionalità della pornografia ad evitare la mercificazione del prodotto erotico, una pretesa opinabile perché in altri ambiti la mercificazione è un fenomeno che si può ormai considerare trasversale e diffuso, tuttavia a differenza della più “addomesticata” rappresentazione del cinema erotico la pornografia riesce a dissacrare proprio quei simulacri prodotti dall'immaginario erotico, pur sfruttandone spudoratamente e spesso ingenuamente i feticci autorappresentativi del desiderio.
Angelo Romeo (Agrigento, 21 aprile 1976)
(Porto Empedocle, 20 giugno 2018)